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martedì 9 settembre 2008

Chaos Magick ed eggregori.

Ne ho letto un po’ durante le ferie e mi sono divertita a scoprire parecchie cose, sul tema, ma una cosa mi ha divertita ed intrigata profondamente. Spero di riuscire a spiegarmi bene, perché ho compreso intuitivamente la questione ma razionalmente faccio ancora fatica a girarci attorno. Scrivo questo proprio per cercare di sondare il concetto, per cui abbiate pazienza se son lunga e mi ripeto…
L’idea di partenza è che ogni idea o creazione della mente umana che sia condivisa da un numero sufficiente di persone diventi una forma di pensiero dotata in qualche modo di vita, di consistenza. Se poi questo concetto riveste di particolare importanza nella vita delle persone, se è oggetto di credenze e fede, può portare effetti fisici concreti, come miracoli, per esempio. Il concetto è quello di eggregore, per capirci, e fin qui tutto bene.
E’ altresì possibile che sia una singola persona, con particolari doti di concentrazione e immaginazione, possa creare “fantasmi” della mente, forme pensiero talmente forti e ben organizzate da diventare persino visibili sul piano fisico da terzi, i tulpa, per prendere in prestito un termine di origine tibetana. Diversi autori, come Flaubert, Dickens ed il contemporaneo Alan Moore, tanto per dirne un paio, hanno raccontato di aver incontrato i propri personaggi, questo per dire che individui dotati di grande immaginazione e capaci di raccontare storie di forte impatto emotivo possono involontariamente creare forme-pensiero dotate di corporeità e percettibili anche da terzi. Mi sono dilettata, ed ancora mi diletto, con la scrittura e mi sono accorta come talvolta i personaggi prendano vita al punto da mettersi a scrivere praticamente per conto loro la storia: tu parti con l’intenzione di raccontare una storia d’amore e ti ritrovi tra le mani un giallo, oppure decidi di voler scrivere un horror e finisci imbarcata in una storia di tutt’altro genere, solo perché i personaggi sono talmente ben strutturati e organizzati da aver preso decisioni proprie, sulla base di preferenze e interessi e caratteristiche ed andare contro queste variazioni sul tema significherebbe snaturare il personaggio e procedere in maniera tale da rendere la storia irreale ed incongruente. La personalità dei personaggi talvolta è talmente robusta e palese che mi è addirittura capitato di accorgermi, leggendo, quando un autore ha violentato il personaggio facendogli compiere cose contrarie alla natura dello stesso, rendendo così la storia irreale e fasulla, con la conseguenza diretta di abbandonare la lettura… Ma mi è pure capitato l’impressionante incontro con persone che somigliavano fisicamente come gocce d’acqua ai personaggi che immaginavo, e che non avevo mai visto prima. Mi è successo un paio di volte di vedere una ragazza pressoché identica ad uno dei miei personaggi, ma non sono mai riuscita ad avvicinarla per capire se era vera, e quindi si trattava di una semplice coincidenza, o se era un parto della mia immaginazione, addirittura mi sono trovata a parlare con un’omonima, pur se fisicamente lontanissima, di una mia creazione, con caratteristiche personali simili al personaggio che stavo creando. Naturalmente ci sta tutto il fatto che la mente umana è predisposta a trovare coincidenze, ma queste erano decisamente rilevanti, visto che mi capitavano in coincidenza con il processo di scrittura di un racconto.Tuttavia mi ha incuriosito la conseguenza successiva di un discorso del genere, ovvero, posso creare un’entità soprannaturale, in grado di compiere atti magici sotto la mia guida ed in conformità alla mia volontà? Ebbene, pare proprio di sì. Devo dire che la cosa mi ha incuriosita moltissimo, e sto pensando di provare… anche se la cosa mi inquieta non poco!
C’è un’altra cosa che mi ha incuriosita, ed è sempre un postulato di questa teoria, cioè che un personaggio letterario può diventare una sorta di agente magico, da usare per specifici utilizzi. L’esempio che ho letto mi ha sbalordito, ma è stato convincente: un autore, tal Phil Hine, autore di Oven ready chaos, spiegando il suo imbarazzo nei confronti della tecnologia, ha deciso di affrontare la cosa invocando nientemeno che… Spock, l’ufficiale scientifico dell’Enterprise! La questione è la seguente: se Spock incarna la logica e la capacità di manipolare con successo la tecnologia, allora lo si può utilizzare tranquillamente come una sorta di avatar delle capacità in questione, al punto di veicolare attraverso di esso la conoscenza dei mezzi tecnologici, considerando oltretutto che moltissime persone lo riconoscono come tale e lo hanno pertanto “caricato“ di energia, di forza pensiero in tal senso… personalmente, con il mio background neopagano, avrei formulato un’invocazione a mercurio ed una a urano, rispettivamente dei della comunicazione e della manipolazione, ma in effetti… il mio ragionamento è di tipo mitopoietico: mi spiego meglio. Partiamo dall’idea che la creazione dei miti sia servita a strutturare il senso del divino per gli esseri umani di tutte le culture, che cioè le storie sugli dei abbiano in qualche misura creato gli dei, dando così una veste ad un senso del Divino, ad una percezione dello Spirito e del Sacro troppo lontana e astratta per potervi entrare in contatto, in modo da poter interagire, con preghiere, invocazioni e quant’altro, con il Divino stesso, allora anche nelle storie che leggiamo, che ci smuovono profondamente, sono celati volti del Divino… ergo, attraverso grandi personaggi letterari di profondo spessore e di grande intensità, posso raggiungere concetti e aspetti del Divino che altrimenti resterebbero fuori dal mio raggio di contatto. In più si aggiunge un altro ordine di considerazioni, che da wiccan mi hanno spesso fatto pensare: gli Dei così come noi li pensiamo, al giorno d’oggi, non contengono la completezza di significati che possedevano al tempo in cui le strade erano piene di credenti, perché chiaramente tantissime sfumature di significato si sono perse nel tempo e la cultura in cui queste sfumature si sono generate sono morte da secoli, per cui mi sono spesso chiesta fino a che punto noi moderni pagani entriamo realmente in contatto con gli dei che invochiamo e quanto siamo in grado di decodificare la loro influenza nelle nostre vite. Mentre se io invoco, come nell’esempio, Spok al posto di Mercurio per quanto riguarda le conoscenze scientifiche, sono totalmente in grado di decodificare tutte le sfumature di significato che gli sono attribuite, scremando persino quelle che non mi interessano, come la proverbiale incapacità del personaggio di comprendere le emozioni umane e la sua drammatica mancanza di umorismo… e di comprenderne l’influenza, molto maggiormente di quanto possa comprendere Mercurio, dio sì della comunicazione ma anche dell’imbroglio, per esempio. Naturalemte la chiave di tutto questo è la fede, o la fiducia, se vogliamo metterla in termini meno religiosi. Io devo CREDERE che quello che sto facendo funzionerà, che il modo che ho scelto per veicolare la richiesta, che l'idea che sto usando per creare la Magia funzioneranno, per bislacco che possa sembrare. Ed è questo, sostanzialmente, che fa funzionare la cosa. Mi pare un postulato ragionevole, in effetti...
Insomma, ci sto pensando e ripensando e trovo l’idea intrigante. Certo, non smuove di una virgola la mia fede negli Dei, per tante ragioni, ma mi mette nell’ordine di idee di ripensare agli attrezzi che uso nella pratica magica, e mi intriga l’idea di ampliarli in questa maniera. Certo, prima che passi all’azione, vista la mia natura bilancina, ci vorranno ancora un’infinità di riflessioni, ma mi diverte trovare nuovi stimoli e spunti, specie quando sono tanto corposi… ^____^